Green job e la sfida del riciclo fotovoltaico in Italia
Un recente studio della IEA (International Energy Agency) mostra come i posti di lavoro nelle clean energy a livello mondiale stiano crescendo molto di più rispetto al settore delle fossili: nel 2024 le stime parlano di oltre 36 milioni di professionisti contro poco più di 22 e la forbice si sta progressivamente allargando.
Di questi, circa1/4 – maggioranza relativa – fa riferimento al settore fotovoltaico.
Anche l’Italia sta facendo la sua parte: secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamerec, il nostro Paese conta 3,2 milioni di posti di lavoro legati ai green job, il 13,4% del totale degli occupati.
Un business che – oltre alla sostenibilità ambientale – promuove la sostenibilità sociale in chiave di riduzione del gender gap: le posizioni apicali occupate da donne, infatti, sono il 20% contro il 10 del carbone e il 15 dell’oil&gas.
Certo, le sfide che dobbiamo cogliere sono molteplici. La formazione e l’upskilling si pongono come prioritarie su tutta la filiera ed in particolare proprio per il riciclo dei pannelli.
Il 2024 ha segnato nel nostro Paese un’espansione senza precedenti nella potenza installata con +6.108 MW, un aumento del 36% rispetto al 2023, quando la crescita si era fermata a 4.509 MW (dati Terna).
Numeri sempre più importanti che rendono ancor più necessaria un’organizzazione che consenta il recupero degli impianti fotovoltaici a fine vita. L’anno scorso sono stati dismesse più di 188mila tonnellate di pannelli, quando erano soltanto 11mila tonnellate nel 2018. Il picco verrà toccato nel 2025 con 209mila tonnellate, per poi scendere negli anni successivi, fino alle 134mila tonnellate al 2030.
È quindi fondamentale rafforzare un modello di raccolta e recupero multi-stakeholder con competenze sempre più integrate e specifiche che coprono gli aspetti normativi e le innovazioni tecnologiche per il recupero dei materiali da reimmettere nel tessuto produttivo: solo così la nostra economia sarà sempre più circolare.
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